E poi leggi i segni. Suor Mariangela aveva risposto così, quando le avevamo chiesto come lei e le sorelle di Montepaolo, nelle colline forlivesi, avessero potuto accettare di restare nell’eremo alluvionato una volta, poi rialluvionato una seconda, infine pure terremotato. “Leggi i segni”: in quella frase c’era non solo una professione di fede, ma anche una visione di mondo. Segni deriva dal latino signum, il segno visibile, l’immagine scolpita, intagliata, affine dunque al ‘secare’, al tagliare. Il segno, i segni sono gli intagli della vita e la pervicace resistenza degli abitanti sopra Dovadola – Silvia e Gianni del Casetto, le altre attività – è il segno di cui tutti avevamo bisogno. Una comunità, anche lontana, anche nell’appennino, anche fra le frane ancora irrisolte (giù a valle è tutto più facile, nelle difficoltà), riparte e respira. Manca un tassello, quello della mobilità, ma noi saremo con loro nel percorso. Questo avviene nel momento in cui anche le istituzioni parlano e fanno, insieme: dopo anni di scontri frontali, si muove la politica. Il decreto del Governo è una risposta pronta e operativa, le sollecitazioni degli enti locali c’erano state; viceversa, FdI chiede che i fondi vengano spesi prontamente dalla Regione. Un decreto da un miliardo non è di certo questione di poco conto. E, in questo senso, fa notizia che anche Legacoop, oltre a Confcooperative, abbia valutato positivamente con l’Agroalimentare la manovra sulla decontribuzione per le imprese agricole alluvionate. Da tempo c’è un clima diverso, il decreto tanto atteso è giunto, ora c’è però da affrontare il tema della messa in sicurezza strutturale del territorio e della realizzazione di opere non solo di sicurezza idraulica, ma di infrastruttura a tutti gli effetti, anche bacini e invasi. Questo spetta soprattutto alla Regione che dovrà pure armonizzare i piani urbanistici. Servono molti segni.
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