Un’ingente frode ai danni dell’Unione Europea è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Agrigento, che ha eseguito due decreti di sequestro preventivo per un totale di 1.350.000 euro. I provvedimenti, emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Agrigento su richiesta della Procura Europea – sede di Palermo –, hanno colpito due società della provincia e sei persone fisiche accusate di aver orchestrato un articolato sistema di raggiro per accedere indebitamente a fondi pubblici destinati allo sviluppo regionale e rurale.
L’indagine, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, ha riguardato imprese operanti nei settori dell’edilizia, della ristorazione e dell’agricoltura, tutte riconducibili a un unico nucleo familiare. Al centro dell’inchiesta, un progetto finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, formalmente finalizzato alla promozione di nuove forme di turismo.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la società beneficiaria del contributo avrebbe simulato spese per lavori mai eseguiti, grazie alla complicità di un’impresa edile priva di effettiva capacità operativa, che emetteva fatture fittizie. I fondi ricevuti sarebbero poi rientrati nella disponibilità degli indagati attraverso un sistema di bonifici incrociati, utilizzati per simulare ulteriori pagamenti e ottenere una seconda tranche di finanziamento pubblico.
Lo stesso meccanismo sarebbe stato impiegato per ottenere indebitamente fondi del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale, utilizzando una ditta individuale formalmente intestata a un prestanome, ma in realtà gestita sempre dagli stessi soggetti. Anche in questo caso, le somme ottenute sarebbero state dirottate verso altre attività economiche riconducibili agli indagati.
Le accuse, formalizzate nei confronti di sei persone, comprendono truffa aggravata ai danni dello Stato, frode fiscale e autoriciclaggio. Tre società sono state segnalate all’autorità giudiziaria per violazioni amministrative ai sensi del decreto legislativo 231/2001.
Durante l’esecuzione delle misure cautelari, le Fiamme Gialle hanno sequestrato beni mobili e immobili, denaro e quote societarie per circa 700 mila euro. Una delle società coinvolte – ancora attiva e con un fatturato superiore a 1,6 milioni di euro – è stata posta sotto amministrazione giudiziaria.
Si precisa che tutte le persone coinvolte sono da considerarsi innocenti fino a eventuale condanna definitiva, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.
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